Alle 14,36 di oggi un’ANSA diffondeva una notizia choccante da Padova.
Una consigliera di quartiere, commentando un articolo su un sito specializzato nella pubblicazione di “crimini degli immigrati” aveva inviato una propria nota pubblicata su Facebook con la foto della ministro Cecile Kyenge, con la quale, in lettere maiuscole chiedeva: “””MA MAI NESSUNO CHE LA STUPRI, COSI’ TANTO PER CAPIRE COSA PUO’ PROVARE LA VITTIMA DI QUESTO EFFERATO REATO??????? VERGOGNA!“””.
L’autrice di tale stuzzicante, inqualificabile invito corrisponderebbe al nome di Dolores Valandro e sarebbe una consigliera leghista di quartiere a Padova, da circa un mese sospesa dal suo partito per contrasti interni di altra natura.
Il sindaco di Verona, segretario regionale della Lega, ha dichiarato che proporrà l’espulsione dal partito della consigliera.
Quello che forse è sfuggito ai più è che la pubblicazione di tale parto della mente della consigliera padovana non è da considerare una semplice bravata da parte di qualcuno che, a livello evolutivo, sociale ed umano, non è ancora uscito dalle caverne ma si tratta di vera e propria apologia di reato per la quale la responsabile ne dovrebbe rispondere davanti ad un Tribunale.
Insieme a migliaia di altri cittadini che lo hanno già fatto in rete, sento il dovere di esprimere la mia indignazione nei confronti di tanta ignoranza, frutto, comunque, di indottrinamento politico incivile e razzista, tipico di alcuni leghisti, esprimendo, parimenti, incondizionata solidarietà e stima personale alla ministro Kyenge per l’inqualificabile provocazione.
L’interdizione a vita dai pubblici uffici sarebbe il minimo da applicare in questi casi. Ma d’altronde quello è il partito dei borghenzio e dei salvini che han fatto scuola di stupidità.
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Infatti! E’ soprattutto il partito di Bossi, del razzista Bossi, che insieme a Fini hanno dato il loro nome, a loro vergogna, alla legge più razzista del mondo. Intanto già a quest’ora alla Procura di Padova sono già state presentate due denunce ed io spero che questa volta la magistratura applichi il codice con la severità che il reato prevede.
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