Da non credere! Un alto funzionario dello Stato, il rappresentante più alto in grado a rappresentare il Governo nelle province italiane, Annamaria Cancellieri, appena varcata la soglia della politica, prima come ministro dell’Interno ed immediatamente dopo, nel governo successivo, ministro di Grazia e Giustizia, non solo ha messo in chiaro l’anomalia tutta della politica italiana nella quale esiste l’interscambiabilità dei ruoli, tutti possono diventare ministro di qualsiasi dicastero in ogni momento indipendentemente dalle proprie capacità e dalle proprie competenze specifiche, l’ex ministro Cancellieri, dicevo, è indagata per false dichiarazioni al Pubblico Ministero che la interrogava.
La Procura della Repubblica di Roma, che ha ereditato lo scottante fascicolo da quella di Torino che, volentieri, se ne era lavata le mani come Pilato, contesta all’ex ministro che, ricordiamo, ha negato ogni addebito davanti al Parlamento ed il Governo Letta-Napolitano ritenne soddisfacenti le sue dichiarazioni che, viceversa, alcuni quotidiani, principalmente, come sempre, “il Fatto Quotidiano”. avevano ritenuto lacunose e per nulla accettabili sia sotto il profilo politico che etico mentre si adombrava già da subito il piano giudiziario.
I fatti specifici riguardano gli inopportuni “Contatti” con la famiglia Liggresti, principalmente con Antonio Ligresti, fratello di Salvatore, arrestato dalla Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta su Forsal insieme alle figlie Giulia e Jonella.
Il fascicolo, inviato a Roma per competenza, non aveva indagati nè ipotesi di reato. Agli Atti c’era soltanto lo scarno verbale dell’audizione dell’allora ministro Guardasigilli che si era svolto al Ministero, in via Arenula il 22 agosto 2013 dal procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi, che aveva rivolto domande specifiche su alcune telefonate svoltesi con Antonino Ligresti nei giorni in cui pendevano le richieste di arresti domiciliari, poi ottenuti grazie ad un’istanza di patteggiamento per Giulia Ligresti, malata, si disse, di anorresia.
Su quelle telefonate sembra che l’ex ministro fosse stata molto vaga ammettendo di aver parlato solo con un amico di famiglia il 19 agosto e di avere discusso esclusivamente delle condizioni di salute di Giulia rispondendo ad una telefonata, la stessa cosa che aveva ripetuto in Parlamento.
I tabulati dimostrarono invece che la chiamata non l’aveva ricevuta ma fatta la Cancellieri ed aveva avuto la durata di ben 6 minuti. Così anche su un contatto del giorno precedente l’interrogatorio, la ministro aveva detto di essere stata contattata da Antonio Ligresti con un sms per sapere se ci fossero delle novità facendo credere che la conversazione si fosse esaurita in quel messaggio. Anche questa risultò cosa non vera: Antonio Ligresti aveva effettivamente scritto un sms alla Cancellieri che, però, lo aveva richiamato dal suo numero di telefono anche in quel caso, come nei giorni precedenti e la conversazione era durata a lungo.
Ci si trovava di fronte a silenzi, tentativi di sminuire i fatti, imprecisioni e smentite che, comunque, e non si comprende perchè, la Procura di Torino, che le aveva verbalizzate, non le aveva contestate e le giustificazioni in merito sulla stampa del Procuratore Caselli furono molto deboli e per nulla convincenti.
Infatti, ricevuti gli Atti, il Procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, dispose una serie di accertamenti tra i quali l’acquisizione dei tabulati telefonici del ministro, che Torino non aveva chiesto, dai quali emersero contatti della Cancellieri con i due vice capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Cascini e Pagani, per avere informazioni su Giulia che fecero emergere le incongruenze della testimonianza di agosto contestate a Roma dai Pm Simona Marrazza, Emilio Amelio e Stefano Pesci che iscrissero l’allora ministro nel registro degli indagati,
Nel successivo incontro tra la Cancellieri ed i Pm, quindi, l’ex ministro fu sentita alla presenza del suo avvocato Franco Coppi.
A questo punto, dovrà essere il Giudice delle indagini preliminare a decidere se esistano gli estremi dell’ipotesi di reato ed in questo caso, rinviarla a giudizio. In caso contrario archiviare.
Ciò sul piano giudiziario. Sul piano politico ed etico i fatti non depongono sicuramente a favore dell’ex ministro tuttologa e ci si chiede se non fosse stato meglio che la Cancellieri, invece di difendersi caparbiamente in Parlamento, si fosse dimessa immediatamente!
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