(Sergio Mattarella ed il “piccolo Cesare”)
Il titolo del post corrisponde ad una domanda che da tempo mi frulla nella testa. Non riesco a dimenticare, ma nemmeno a spiegarmi, come mai Sergio Mattarella nel primo periodo dubito dopo la sua elezione a presidente della Repubblica Italiana, per un tempo che per me fu una eternità, restò silenzioso mentre Giorgio Napolitano, il suo novennale predecessore, continuava a parlare come se fosse ancora lui l’inquilino pro tempore del Quirinale.
A queste intrusioni di Napolitano, inspiegabilmente, si aggiungono ora quelle di Matteo Renzi, “il piccolo Cesare parolaio”, l’abusivo inquilino pro tempore di Palazzo Chigi.
Nella prima riunione della Direzione dopo il bruciante flop delle Amministrative, invece di fare autocritica per il meritato ceffone ricevuto dai cittadini elettori, ha affrontato con la solita arroganza la minoranza interna concentrandosi solo sul suo obiettivo che è anche il suo nervo scoperto, il “Sì” al referendum costituzionale al quale egli sa è appeso il futuro del suo governo e della sua carriera politica da imboscato e lo fa in modo più abusato da lui, minacciando.
“””QUALCUNO TRA VOI PENSA SINCERAMENTE CHE, IN CASO DI “NO” AL REFERENDUM, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E ANCHE IL PARLAMENTO, NON NE PRENDA ATTO?””” Come dire “se vado a casa io andrete a casa tutti”!
Senza alcun rispetto, con l’ignoranza crassa di quanto ci sia scritto nella Costituzione che, molto verosimilmente, non ha letto o non ha capito, egli ha annunciato già, lo ha fatto soprattutto per i parlamentari di prima nomina, cosa succederà: “saranno sciolte le Camere e tutti a casa”.
Non è proprio così, cervellone. Secondo le prescrizioni della Costituzione, il Presidente della Repubblica, alle dimissioni del governo farà seguire delle consultazioni per verificare se in Parlamento esistano le condizioni per formare un nuovo governo che porti a termine la legislatura e SOLO IN CASO NEGATIVO SCIOGLIEREBBE il Parlamento ed indirebbe le elezioni anticipate!!!
L’ha ribloggato su PROFUMO DI DEMOCRAZIA E LIBERTA'.
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